29 set 2011

Jacques Louis David LA MORTE DI MARAT


Se il giuramento degli Orazi è di certo il quadro neoclassico per eccellenza, la morte di Marat è il quadro che più di ogni altro dà immagine al dramma della Rivoluzione Francese. Anche qui il contenuto del
quadro è l’eroismo, ma nel doloroso prezzo che tale scelta impone: il sacrificio della propria vita.
La Rivoluzione Francese era scoppiata nel 1789. Dopo la deposizione della monarchia si ebbe in Francia un periodo di grossa instabilità politica, caratterizzata da un periodo violento e sanguinoso.
Tra i protagonisti di questa cruenta fase della Rivoluzione, che culminò con la condanna e l’esecuzione del re Luigi XVI, ci fu anche Jean-Paul Marat. L’uomo politico fu assassinato nel 1793 da Carlotta Corday.
Marat, che soffriva di dolori reumatici, trascorreva la maggior parte del suo tempo immerso in una vasca con l’acqua calda. Carlotta Corday lo sorprese mentre era nella vasca, e lo pugnalò con un coltello.
David, che era amico di Marat, ricordò la sua morte con un quadro che divenne immediatamente famoso. L’artista voleva esaltare le virtù eroiche di Marat e, nel contempo, rendere emozionante e densa di significato la sua morte.
Scelse così, come «momento pregnante», non il momento in cui venne assassinato, ma il momento successivo in cui il corpo inanimato ci mostra tutta la cruda realtà della morte. Marat è solo.
Il quadro nella parte superiore è completamente vuoto e scuro.
Nella parte inferiore ci mostra il corpo in tutta la solitudine e il silenzio della morte. Tutta la composizione è giocata su pochissimi elementi rappresentanti con linee orizzontali e verticali. Marat, nel momento in cui fu assassinato, stava rispondendo ad una donna che gli aveva scritto perché era in difficoltà finanziarie. Marat, pur non essendo ricco, le stava inviando un assegno che si intravede sul piccolo tavolino affianco al calamaio. Tutta la composizione è giocata su pochissimi elementi rappresentanti
con linee orizzontali e verticali. Marat, nel momento in cui fu assassinato, stava rispondendo ad una
donna che gli aveva scritto perché era in difficoltà finanziarie.
Marat, pur non essendo ricco, le stava inviando un assegno che si intravede sul piccolo tavolino affianco al calamaio. Il coltello, usato dalla donna, è a terra sporco di sangue. Marat ha ancora in una mano la lettera e nell’altra la penna per scrivere.
Questo braccio, che ricorda il braccio del Cristo nel quadro della Deposizione di Caravaggio, è abbandonato a terra, creando l’unica linea diagonale della scena. La testa, appoggiata sul bordo della vasca, è reclinata così da mostrarci il viso di Marat.
Tutto il quadro ispira un silenzio che non può essere rotto in alcun modo. Esso rimane come la
testimonianza più lucida e commovente di quel periodo del Terrore che avrebbe portato al sacrificio di
tante vite umane.
Cenni sulla vita
• Jacques-Louis David (1748-1825), dopo un apprendistato presso il pittore
tardo-rococò Vien, si recò a Roma nel 1775 avendo vinto il Prix de
Rome.
• Il Prix de Rome era una borsa di studio che l’Accademia di Francia
assegnava ai giovani artisti più promettenti per consentire loro un
periodo di soggiorno e di studio nella città eterna.
• David si trattenne a Roma fino al 1780.
• Qui ebbe modo sia di conoscere le teorie artistiche del Winckelmann, sia
di studiare l’arte antica e rinascimentale.
• Predilesse le pitture di storia, utilizzando episodi classici da proporre
come «esempi di virtù» al mondo contemporaneo.
• Infatti il suo fu un neoclassicismo di grossi contenuti etici e virili che
egli opponeva alle mollezze ed effeminatezze del mondo rococò.
• In un suo secondo soggiorno romano, nel 1784, dipinse «Il giuramento
degli Orazi» che gli diede notevoli successi.
• Per le sue idee e temperamento partecipò attivamente alla Rivoluzione
Francese e al periodo napoleonico, producendo sempre quadri storici
(anche quando raffiguravano eventi a lui coevi) ma dai contenuti di
stringente appello civile.

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