3 mag 2011

L'ESPRESSIONISMO

Il primo movimento d’avanguardia del Novecento è l’Espressionismo. In esso si manifesta, più che un’avanguardia organizzata, una tendenza all’avanguardia. Dal seno della cultura e delle poetiche dell’Espressionismo nasce il Futurismo, che invece è un’avanguardia vera e propria. La marca stilistica dell’espressionismo si può trovare negli scrittori di ogni epoca. Si può perciò parlare di un espressionismo di Dante per indicare la tendenza di questo autore a una forte concentrazione del pensiero, della sintassi e del linguaggio, a un massimo di brevità, di densità e di tensione espressiva, a un sovrappiù di violenza lessicale e stilistica. Così sono sempre esistite raffigurazioni grottesche, che animalizzano o burattinizzano i personaggi, e visioni esasperatamente soggettivistiche, oniriche e allucinate della realtà. Ma quando tutti questi caratteri si trovano insieme e caratterizzano gli scrittori di un’epoca intera si può parlare di Espressionismo come fenomeno storico, tipico del primo Novecento e in particolare del ventennio fra il 1905 e il 1925. L’Espressionismo non costituisce una scuola unitaria. È una corrente che attraversa, in modi sempre autonomi, scrittori diversi di paesi diversi. Gruppi organizzati, che si richiamavano esplicitamente all’Espressionismo, si formarono in Europa più in pittura che in letteratura, e in campo letterario furono attivi quasi soltanto in Germania e in Austria. Ma ebbero vita breve. Solo il gruppo del Futurismo si dette una struttura organizzativa e precisi manifesti. E, in effetti, esso presenta caratteri suoi specifici che lo distinguono dall’Espressionismo come corrente e tendenza. Il termine “espressionismo” nasce nel 1901, nell’ambito della pittura, quando un gruppo di artisti, allestendo a Parigi una mostra alternativa, lo coniò in opposizione all’Impressionismo, considerato un’emanazione della vecchia arte naturalistica. Il movimento espressionista dei pittori si organizzò in Germania nel gruppo «Die Brücke» [Il ponte], attivo già all’inizio del 1905, che faceva capo a Kirchner e a Nolde e riprendeva la lezione dei maestri espressionisti Munch, Van Gogh, Ensor. Poi, nel 1911, altri pittori dettero vita a un altro movimento espressionista, «Der blaue Reiter»[Il cavaliere azzurro], guidato da Marc e da Kandisky. L’opposizione dell’Espressionismo all’Impressionismo in pittura si sviluppa per ragioni che riguardano anche la letteratura e le altre arti. Nell’Impressionismo i particolari sono sì protagonisti, ma vengono collocati in proporzioni e in gerarchie tradizionali: insomma, esiste ancora una misura oggettiva che lo scrittore deve ritrarre ispirandosi direttamente alla realtà e alla natura. Invece nell’Espressionismo il singolo dettaglio è sciolto dall’insieme; le gerarchie e le proporzioni non sono più rispettate; un particolare minimo può occupare tutto il quadro e diventare gigantesco. La realtà oggettiva non esiste più; esiste solo il modo soggettivo, esaltato, visionario con cui è osservata. Queste procedure caratterizzano anche le altre arti, dal cinema (che le pratica, per esempio, con la tecnica della “zoomata”) alla letteratura, con l’isolamento icastico del dettaglio, che, sganciato dall’insieme, diventa mostruoso o perturbante. L’Espressionismo interessa arti diverse: oltre alla pittura, il cinema, il teatro, la musica. Nel teatro era stato anticipato dal tedesco Wedekind e dallo svedese Strindberg. In letteratura l’Espressionismo ha il proprio epicentro in Germania e da lì si diffonde in Austria. In questi due paesi si formano gruppi che esplicitamente si rifanno a tale tendenza. In altri paesi europei il riferimento a essa resta invece implicito: per esempio, si può parlare indubbiamente di Espressionismo per Joyce o, in Italia, per Pirandello e per alcuni vociani, ma questi autori non si dichiarano però espressionisti. Il principale gruppo espressionista tedesco si coagula intorno alla rivista «Der Sturm»[La tempesta], che fu fondata nel 1910 dal critico e scrittore Walden e di cui fu redattore il principale narratore espressionista tedesco, Döblin. Sempre in Germania nacquero altre riviste per sostenere la nuova poetica, «Die Aktion» [L’azione (1910)] e «Das neue Pathos» [Il nuovo pathos (1913)]. In Austria a promuoverla fu la rivista di Karl Kraus, «Die Fackel» [La fiaccola]. L’Espressionismo trova le proprie basi culturali in Nietzsche e in Bergson, desumendo dal primo la carica distruttiva e critico-negativa, rivolta a dissolvere i vecchi valori, e dal secondo la centralità dell’interiorità e del flusso delle sensazioni. Più tardi anche Freud e Husserl avranno una loro influenza. Sul piano filosofico gli espressionisti si oppongono al positivismo, mentre su quello letterario rifiutano il Naturalismo. In campo politico fortissima è la tendenza ribellistica e anarchica, che li induce alla critica della borghesia, del materialismo economico, dei processi di mercificazione. Tale tendenza corrisponde, d’altronde, alla loro provenienza sociale: si tratta, infatti, di piccolo-borghesi sovversivi, inquieti e sbandati, che cercano un nuovo ruolo sociale oscillando fra le due classi principali in conflitto, il grande padronato e il proletariato. Contro il costume e la mentalità borghesi, gli espressionisti propongono un ritorno all’uomo primitivo, a una fraternità elementare, a un’umanità più libera. Anche se non manca un filone mistico, appare prevalente nel movimento il filone militante, impegnato nell’azione e volto a far coincidere arte e vita, intervento artistico e impegno etico e politico. I temi dominanti sono quelli della città mostruosa e tentacolare, della civiltà delle macchine sentita come caos convulso oppure come agghiacciante geometria, dell’angoscia che si esprime direttamente nel “grido” espressionista oppure nell’onirismo, nella visione drogata e allucinata. Il personaggio espressionista è un uomo degradato in un mondo degradato. In polemica con il Simbolismo e il Decadentismo, viene rifiutata qualunque concezione estetizzante ed elitaria. L’arte è vista invece in rapporto con la vita, come espressione diretta di un impegno totale e vitale. Da Baudelaire gli espressionisti riprendono la convinzione della caduta dell’“aura”, vale a dire della fine del carattere sacrale dell’arte. Fra i simbolisti l’unico maestro veramente riconosciuto è il più estremo e radicale, Rimbaud, che voleva con i suoi versi «cambiare la vita». Anche la figura del poeta subisce un mutamento. Il poeta non è più il genio isolato ed eccezionale caro a d’Annunzio, ma un uomo della folla, un piccolo-borghese come tanti. Le forme e le modalità stilistiche dell’Espressionismo sono fortemente caratterizzate. Esse devono essere densamente sintetiche, scorciate, ellittiche. Devono tendere — scrisse uno dei maggiori poeti espressionisti tedeschi, Däubler — a «rapidità, simultaneità, tensione estrema» in modo da cogliere la interdipendenza fra i diversi fenomeni. L’eccesso di concentrazione può produrre esiti barocchi (si parla infatti di un barocco espressionista). Predomina la paratassi; i periodi sono secchi, brevi, nervosi, spesso nominali o verbali. Il lessico è antiaccademico, desunto da ogni ambito sociale e da ogni registro (anche quello della propaganda commerciale, per esempio), e può spaziare dall’alto al basso, con prevalenza però di quest’ultimo, dei modi gergali e dialettali, scelti per il loro valore provocatorio e demistificante, per la loro capacità d’irrisione e di polemica. In poesia si opta per il verso libero, che rompe decisamente con la metrica tradizionale. Lo stile può tendere a esiti corposi, grotteschi, fortemente “materiali”; oppure può mirare all’astrazione, alla costruzione concettuale, al montaggio freddo e allegorico di pezzi o frammenti diversi (la tendenza al montaggio e al “collage” è fra le più diffuse). La forma dell’allegoria — e in particolare dell’“allegoria vuota” praticata da Kafka — è tipica di questo periodo e determina, anch’essa, l’estraneità dell’Espressionismo al Simbolismo.
L'ESPRESSIONISMO IN BREVE
Con il termine "Espressionismo" si indica una corrente culturale sviluppatasi agli inizi del Novecento nel mondo tedesco, a partire dalle arti figurative. Le esperienze artistiche dell'E., da quelle dei pittori del movimento "Il ponte" (Die Brücke) a quelle del gruppo del "Cavaliere azzurro" (Der Blaue Reiter), si contrapponevano a qualunque forma di naturalismo per orientarsi verso l'astrattismo. Tra il 1910 e il 1924 si andò definendo un vasto movimento che interessò tutte le arti, suddividendosi in diverse correnti a volte anche molto distanti tra loro. I caratteri generali dell'Espressionismo sono i seguenti:
• un rifiuto dei valori e del materialismo della società borghese e capitalistica, in nome di un ritorno all'uomo primitivo, inteso come individuo consapevole della propria libertà originaria e delle proprie possibilità; a ciò si ricollega anche il rinato interesse per la cultura popolare e di massa;
• da tale rifiuto deriva la rottura con le forme tradizionali dell'arte e della letteratura, nella ricerca di un'espressione diretta delle angosce e dei desideri umani. Crollano gli equilibri delle abituali forme di comunicazione, a favore dell'astrazione, della deformazione delle figure e dei linguaggi;
• nell'ambito letterario ciò si traduce in uno sconvolgimento del linguaggio tradizionale, di cui vengono sovvertite le strutture a tutti i livelli: sintattico, lessicale, metrico, narrativo. Gli ambiti maggiormente interessati dall'E. sono la lirica e il teatro, mentre minore fu l'influenza sulla narrativa. In Italia, in particolare, il termine Espressionismo ha indicato, in anni più recenti, qualunque tendenza a rompere gli schemi comunicativi abituali a favore di una mescolanza linguistica tra lingue e dialetti diversi (Espressionismo linguistico);
• bisogna infine ricordare l'esperienza di registi cinematografici come Friedrich Wilhelm Murnau (1889-1931) e Fritz Lang (1870-1976), che si sono ispirati all'Espressionismo accentuandone soprattutto il carattere visionario e onirico.

Nessun commento:

Posta un commento